Il secondo editoriale di questo mese riguarda le problematiche legate all’interfaccia vitreoretinica. Come avrete potuto modo di vedere in questi ultimi anni le patologie vitreoretiniche di interesse chirurgico sono tornate alla ribalta, grazie all’utilizzo di strumenti di diagnosi e a tecniche chirurgiche sempre più precise e sofisticate.
In particolare l’OCT ci ha permesso di visualizzare nei dettagli l’aspetto dell’interfaccia vitreoretinica e patologie che fino a ieri potevano essere diagnosticate da solo da pochi ora possono essere diagnosticate da molti. Il lavoro che vi allego riguarda le problematiche legate alla corretta diagnosi dei fori lamellari. Gli autori del New England Eye Center di Boston, culla dell’OCT, grazie ai dati ottenuti con lo Stratus OCT (l’ultimo attualmente in commercio) e con l’OCT ad alta risoluzione (UHR-OCT, non ancora in commercio), hanno concluso che per fare una corretta diagnosi di foro lamellare è necessario che siano presenti le seguenti quattro caratteristiche:
contorno foveale irregolare,
rottura della fovea interna,
deiescenza della retina foveale interna dalla retina esterna
assenza di un difetto foveale a tutto spessore con i fotorecettori foveali intatti.
Il lavoro pubblicato sull’ultimo numero di Ophthalmology è ricco di immagini molto belle ed estremamente chiare.