Rivoluzione terapeutica nei confronti delle malattie vascolari e degenerative del complesso vitreo-retina-macula

Per chi ancora non se ne fosse accorto in questi mesi è in atto una vera e propria rivoluzione terapeutica nei confronti delle malattie vascolari e degenerative del complesso vitreo-retina-macula. Lo dimostrano il numero sempre crescente di lavori pubblicati sulle principali riviste scientifiche. Si va dalle ormai note monoterapie con gli anti-VEGF (ranibizumab, pegaptanib e bevacizumab) ai trattamenti combinati con associazioni di doppie e anche triple terapie. 

La terapia fotodinamica con verteporfina, da molti criticata e abbandonata per le nuove frontiere farmacologiche, torna in qualche modo alla ribalta così come il trattamento corticosteroideo, nonostante il terrorismo mediatico che è stato fatto sul triamcinolone verso la fine del 2006. Ecco allora che il gruppo tedesco del Dr. Augustin pubblica sull’ultimo numero di Retina (vedi allegatoA) i risultati ottenuti con la tripla terapia in pazienti affetti da neovascolarizzazione coroideale secondaria a AMD. Si tratta di una associazione costituita da:

1) Terapia Fotodinamica con verteporfina (solo 70 secondi di esposizione invece che i canonici 83 secondi)
2) iniezione intravitreale di 800 microgrammi di desametasone in 0,2 ml.
3) 1,5 mg di Bevacizumab in 0,06 ml (la dose è leggermente maggiore in quanto hanno utilizzato il farmaco conservato in congelatore ed è noto che l’attività anti-VEGF si riduce leggermente)

Il numero di pazienti trattati superava le 100 unità e il follow-up era circa 10 mesi. I risultati per quanto riguarda l’acuità visiva e i fenomeni essudativi sono stati molto buoni. La novità maggiore, a mio avviso, è la compliance. I tre trattamenti venivano somministrati tutti nel giro di 24 ore (prima la PDT e 16 ore dopo i farmaci intravitreali). Dopo di che i pazienti venivano seguiti e monitorati con i classici esami di routine. Appare un po’ eccessivo l’utilizzo di una minivitrectomia con sistema 25-gauge per la somministrazione dei farmaci ma a parte questo dettaglio che a mio avviso è facilmente superabile, il lavoro seppure non randomizzato e privo di gruppo di controllo è sicuramente molto interessante.

Nel versante della monoterapia sull’ultimo numero di Ophthalmology sono disponibili ulteriori dati relativi allo studio MARINA (ranibizumab Vs. AMD essudativa) (allegatoB), nel quale vengono meglio precisati gli effetti del trattamento nei sottogruppi di pazienti. Sembrerebbe che i principali fattori predittivi dell’andamento della acuità visiva in ordine decrescente sono: acuità visiva di partenza, dimensione della lesione e età.

Nel versante della prevenzione molto interessante è il lavoro pubblicato da un gruppo Europeo-Americano sulla rivista Retina (allegatoC). Gli autori hanno trovato una importante correlazione tra la presenza di anticorpi antipericiti circolanti e la gravità della retinopatia diabetica. Sembrerebbe che la presenza di tali anticorpi sia un fattore prognostico positivo ed associato ad una minore progressione della retinopatia diabetica. Si tratta sicuramente di un dato importante che potrà consentirci in futuro di meglio programmare le visite di controllo dei nostri pazienti diabetici.

Buona lettura a tutti,
Massimo Nicolò