Corioretinopatia sierosa centrale. Dal trattamento laser verso la terapia medica
Il trattamento della corioretinopatia sierosa centrale (CSC) è un argomento molto dibattuto così come l’eziologia di questa malattia che è ancora poco chiara


massimonicoloIl trattamento della corioretinopatia sierosa centrale (CSC) è un argomento molto dibattuto così come l’eziologia di questa malattia che è ancora poco chiara.
Sono ancora molti i pazienti ai quali viene detto che la CSC è una malattia che guarisce da sola e che il laser è pericoloso perché crea delle cicatrici sulla retina che potrebbero peggiorare la vista.
La logica attendista, soprattutto se si tratta del primo evento, la forma acuta di CSC, è raccomandabile perché spesso la CSC acuta tende a regredire spontaneamente nel giro di 1-2 mesi.
Se però non si verifica il riassorbimento del fluido o se il fluido si ripresenta allora è inutile e anzi dannoso attendere.
Ricordiamoci che questo tipo di patologia colpisce solitamente persone giovani, che spesso si adattano poco anche alle minime modificazioni qualitative della vista.
Il trattamento di scelta nelle forme ricorrenti o croniche di CSC è la terapia laser.
Si può ed è raccomandato usare la fotocoagulazione laser se siamo di fronte a un singolo punto di “fuga” sufficientemente lontano dalla fovea. In tutti gli altri casi è necessario utilizzare la terapia fotodinamica a dosaggio dimezzato o a bassa fluenza diretta contro le aree di aumento della permeabilità della coroide.
Anche se non esistono studi clinici randomizzati di fase III ma solo serie di casi, la terapia fotodinamica è oggi considerata la terapia di scelta per la CSC.
Il meccanismo di azione della PDT in realtà non è del tutto chiaro, anche se l’ipotesi più accreditata è l’azione nel rimodellare la parete dei vasi della coroide, riducendone la permeabilità.
La terapia medica nel trattamento della CSC si è dimostrata di qualche utilità in piccole serie di casi e studi pilota.
Le basi ezioptogenetiche della terapia medica stanno sul supposto ruolo dei glucocorticoidi come i cortisolo e degli androgeni come il diidrotestosterone (DHT). Ad oggi sono tre i farmaci proposti per la cura della CSC.
Il chetoconazolo e il mifepristone sono inibitori dei glucocorticoidi mentre la finasteride inibisce l’enzima 5-alfa reduttasi che trasforma il testosterone in DHT.
Nell’ultimo numero di Retina è stato pubblicato proprio un piccolo studio pilota sulla efficacia e sicurezza della
finasteride nel trattamento della CSC. Si tratta di uno studio molto piccolo in quanto ha preso in considerazione solo 5 casi ma in ogni caso è un primo passo che potrebbe aprire la strada a sperimentazioni cliniche su larga scala.

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