La Giungla degli OCT Spectral-Domain
Oggi districarsi tra i numerosi OCT spectral-domain disponibili in commercio non è semplice. In questa review viene fatto il punto della situazione sulla tecnologia OCT e vengono analizzate nel dettaglio le diverse macchine in uso.

Chiara M. Eandi, MD, PhD – Torino

La tomografia a coerenza ottica (OCT) rappresenta una tecnica di imaging sempre più diffusa nella diagnosi delle patologie retiniche. L’OCT è una metodica simile all’ecografia che invece di sfruttare le proprietà di un fascio di onde sonore, misura un raggio di luce riflesso dagli strati retinici. In pratica, questa tecnologia sfrutta l’analisi delle frequenze di una luce in uscita dall’occhio del paziente confrontata con quella della sorgente. Il raggio di luce in uscita dalla sorgente viene diviso in due fasci, uno di riferimento e l’altro di analisi. Quest’ultimo viene riflesso dalle strutture retiniche con tempi differenti a seconda delle proprietà dei tessuti oculari che attraversa. Al contrario, il fascio di riferimento viene riflesso da uno specchio posto a distanza nota. Infine un interferometro registra gli echi provenienti dai due fasci di luce.
Gli OCT standard usano un’analisi time-domain, in cui la posizione dello specchio di riferimento è meccanicamente modificata in base alle differenti onde dal raggio di riferimento. In questo modo è possibile registrare una scansione assiale. Con i sistemi time-domain si acquisiscono tipicamente 400 scansioni per secondo.
La risoluzione assiale delle immagini dipende dalla lunghezza a coerenza della sorgente luminosa, che è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda, e in media è di 8 – 10 µm. La risoluzione trasversale è determinata dalla dimensione del raggio di luce a fuoco incidente sulla retina ed è indipendente dalla lunghezza d’onda. In genere i sistemi OCT in commercio usano una risoluzione trasversale di 20 µm.