Bruciore e la fastidiosa sensazione di “sabbia negli occhi“: sono sintomi comuni della sindrome dell’occhio secco, condizione che oggi riguarda moltissime persone specie (ma non solo) tra i meno giovani. I dati epidemiologici internazionali oggi disponibili restituiscono risultati diversi, tutti però concordano nello stimare sopra l’8 per cento l’incidenza del disturbo dell’occhio secco sul totale della popolazione generale. Le cause sono diverse anche se, secondo gli oftalmologi, un ruolo importante almeno tra i giovani è ricoperto dall’uso eccessivo di pc, tablet e smartphone oltre che dal minor tempo che i giovanissimi passano all’aperto. Hanno lanciato l’allarme anche i ricercatori del Chung-Ang University Hospital di Seul (Corea del sud) in uno studio condotto su 916 bambini dai 7 ai 12 anni, pubblicato da Bmc Ophthalmology. Dai dati emerge che il 6,6 per cento dei piccoli soffre di occhio secco e che di questi il 97 per cento circa usa lo smartphone per 2 o 3 ore al giorno.

Sindrome dell’occhio secco: l’importanza di ambiente e abitudini

Quando siamo concentrati su un monitor, infatti, riduciamo la frequenza con cui sbattiamo le palpebre (il cosiddetto ammiccamento) e ciò comporta una minore distribuzione del film lacrimale sulla superficie dell’occhio e dunque minore lubrificazione e nutrimento della cornea, che dalle lacrime assorbe acqua, elettroliti, proteine, grassi ed enzimi. In alcuni casi la secchezza è collegata anche a carenze nutrizionali mentre in altri a patologie preesistenti: malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico e la sindrome di Sjögren, patologie oculari come blefariti e congiuntiviti. Inoltre anche alcuni farmaci possono causare secchezza oculare: i trattamenti protratti per contrastare il glaucoma, ad esempio. Categoria particolarmente a rischio sono poi le donne tra i 40 e i 60 anni: gli squilibri della menopausa hanno mostrato di ricoprire un ruolo importante.

Sindrome dell’occhio secco: diagnosi e terapie topiche

Nella maggior parte dei casi le cause restano però condizioni ambientali sfavorevoli come smog e inquinamento, fumo di sigaretta, esposizione eccessiva all’aria condizionata o all’aria calda che nel loro insieme comportano un’eccessiva evaporazione della pellicola lacrimale. Se non diagnosticata e trattata precocemente, la secchezza oculare può essere responsabile di fotofobia, dolore e annebbiamento visivo. Una normale visita oculistica è sufficiente a individuare le alterazioni del film lacrimale, grazie anche a test della lacrimazione. Se non esistono terapie in grado di ripristinare una produzione di una pellicola lacrimale del tutto normale, è oggi possibile sopperire alla carenza di idratazione con colliri o sostituti lacrimali che ricoprono una triplice funzione lubrificante, antinfiammatoria e antiossidante utile in quanto la sindrome dell’occhio secco, alterando la superficie oculare, è spesso associata a infiammazione corneale e della congiuntiva con accumulo di radicali liberi. Contro i radicali liberi esistono infine preparati naturali antiossidanti a base di principi attivi come l’acido lipoico e lo zinco che, uniti a sostanze nutrienti come selenio e resveratrolo, possono migliorare la protezione delle cellule dallo stress ossidativo.

A cura della Redazione di occhioallaretina.it

Fonti

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